Pietre d'inciampo: Lia Levi scrive al bambino ebreo aggredito

27 gennaio 2022

Oggi ricade il giorno della memoria. Ma gli episodi di intolleranza contro gli ebrei persistono ancora ai giorni nostri. Si parla di far memoria nella più antica tradizione ebraica... per non dimenticare. Molte sono le iniziative messe in campo, come le pietre d'inciampo, iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Consiste nell'incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore. Iniziativa partita nel 1992 da Colonia.

Si parla di educazione delle giovani generazioni per non dimenticare... ma tutt'oggi dei ragazzini quindicenni aggrediscono un coetaneo perché ebreo. Proponiamo il testo della lettera di vicinanza scrittagli da Lia Levi proposta nel TG1 di ieri sera. Anche questa è una pieta d'inciampo da incorporare nel nostro cuore!

"Caro amico di Campiglia Marittima. Quello che ti vorrei fare arrivare è l'abbraccio di una ragazzina di allora che è stata vittima delle leggi razziali del fascismo e si è vista man mano cambiare in peggio la linea della propria vita. Credimi, io ti comprendo e sto soffrendo accanto a te e anche per mio conto privato. Quello che però voglio dirti è, che allora, chi ci perseguitava era proprio che ci avrebbe dovuto proteggere, lo Stato. E' terribile che il tuo Stato sia lì a battersi per il tuo male.
Pensiamo invece un attimo: ora lo Stato e tutta la società civile sono con te; e l'atto che hai subito lo vivono come te, con indignazione e sofferenza. Sono tante, quasi tutte, le persone del nostro paese che condividono la tua sofferenza e spero che tu riesca a percepirlo e sentirlo. Senti anche l'abbraccio che ti invio e non è soltanto il mio." Lia Levi

Il Santo Sepolcro di Bolzano

15 ottobre 2020

La nuova "mèta" è la chiesa del Santo Sepolcro a Bolzano, detta anche "del Calvario al Virgolo" (Kalvarienberg in tedesco). E’ stata edificata su una sporgenza rocciosa (detta “del Virgolo”) che  consente di essere vista già in fase di avvicinamento dall’autostrada e si nota da quasi tutte le zone di Bolzano.

E’ una chiesa in stile tardo barocco a pianta ottagonale, la cui costruzione fu promossa da un padre cappuccino, Franz von Seyboltsdorff a seguito della donazione del terreno ove edificarla da parte di Josef Friedrich von Kuepach di Castel Flavon. Fu costruita da due architetti di Bolzano Pietro e Andrea Delai tra il 1683 e il 1684. All’interno una cupola ottagonale sovrasta l’altare e il vicino sepolcro, sullo stile della costruzione di Gerusalemme. Gli affreschi presenti risalgono al 1685 e sono opera di Gabriel Kessler e Johann Hueber; mentre gli stucchi delle volte sono opera di Stefano Conseglio e risalgono al 1698/1700. Sono raffigurate scene di Gesù risorto, come l’incontro con Tommaso, con i discepoli di Emmaus, scene al lago di Genesaret. In quest’ultima è raffigurata sullo sfondo la città di Bolzano, immagine significativa perché rappresenta la città come appariva nel 1680!

La chiesa è stata gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruita. Come il percorso di accesso con sette cappelle, restaurato tra il 2015 e il 2016 su impulso della Diocesi di Bolzano.

Il sentiero che conduce alla chiesa è costellato da sette cappelle devozionali a cura di Georg Mayr, con sculture a grandezza d’uomo, raffiguranti Gesù nei momenti antecedenti il suo cammino lungo la via dolorosa: prima della cattura e al Litostroto. La prima cappella raffigura Gesù che saluta Maria, poi al Monte degli Ulivi, a seguire Gesù davanti a Caifa, la derisione di Gesù, la flagellazione, l’incoronazione di spine e il cammino verso il Golgota portando la croce. Il percorso termina alla chiesa con la scena della crocifissione. All'interno della chiesa dietro l’altare vi è la riproduzione fedele del Santo Sepolcro: la prima stanza è la riproduzione della cappella dell’Angelo, ove appare alle pie donne, la seconda il sepolcro vero e proprio.

Come abbiamo visto, molte riproduzioni sono frutto della voglia dei pellegrini di ritorno dalla Terra Santa di rendere tangibile l’esperienza vissuta nei luoghi santi e far così partecipare anche coloro che non si sarebbero mai potuti recare in pellegrinaggio. Così fecero anche alcuni cittadini di Bolzano al loro ritorno dalla Terra Santa: "erigere assieme in santo zelo una cappella del S. Sepolcro nella stessa forma presente a Gerusalemme".