I nostri piedi si fermano alle tue porte: la Porta di Giaffa.

28/02/2021

Salire a Gerusalemme rappresenta il punto d’arrivo di ogni pellegrino ebreo, cristiano o musulmano che sia, e l’emozione di giungere alle sue porte è per tutti un canto di gioia e di contemplazione. “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! (Sal 121).

Questa grande commozione prende anche oggi ciascun pellegrino che scende dal pullman per attraversare la Porta di Giaffa (Sha’ar Yafo in ebraico), Porta dell’Amico (BabKhalil in arabo) o Porta della Torre di Davide.

Questa porta è l’unica ad essere ubicata verso ovest ed è così chiamata perché

da essa ci si può dirigere direttamente verso il porto di Giaffa sul Mediterraneo. Un tratto molto frequentato dai pellegrini provenienti da tutta Europa prima con le navi e oggi, da tutto il mondo, con l’aeroporto oggi chiamato “Ben Gurion” padre fondatore di Israele. Tel Aviv Ben-Gurion è il più grande e più trafficato aeroporto civile di Israele con un traffico di circa 14,2 milioni di passeggeri ed è da tutti ritenuto il più sicuro al mondo.

Come tutte le porte costruite nel 1540 da Solimano il Magnifico, la porta di Giaffa ha la caratteristica di essere a forma di “L”, questo per impedire ai cavalli e ai carri di entrare direttamente in città. Ma vi si nota subito un grande varco a sinistra tra la porta e la cittadella di Davide. Il muro della città fu abbattuto per permettere all’imperatore Guglielmo II di entrare a cavallo in città nel 1898. In quella occasione il Kaiser assistette alla consacrazione della Chiesa luterana del Redentore che si trova nei pressi del Santo Sepolcro e in quella occasione approfittò della sua visita per comprare, sulla collina di Sion, un terreno per far erigere una nuova chiesa detta Dormitio.

Questo varco da allora non fu mai più chiuso ed è ora attraversato dall’unica strada carrabile che percorre una parte della città vecchia di Gerusalemme. Da quel lontano 1898 è l’entrata alla città santa per ogni capo di stato o autorità importante. Significative sono state le entrate solenni del Custode e del Patriarca di Gerusalemme.

Il pellegrino è subito attratto dalle imponenti torri che vi si ergono alla sua destra. Sono i resti del palazzo di Erode il Grande, distrutto e riedificato dai crociati prima e poi nel 1532 da Solimano il Magnifico. Erode aveva dedicato le tre torri al fratello Fasaele, all’amico Ippico e a Mriamne, sua moglie.

Alla sinistra, appena entrati, il pellegrino scorgerà due tombe protette da una grande e grossa grata di ferro. Si ritiene che si tratti delle tombe dei due architetti, ai quali Solimano commissionò la costruzione delle mura della Città Vecchia. Secondo la leggenda, quando Solimano vide che gli architetti avevano lasciato il Monte Sion e la tomba di Davide all'esterno della cinta muraria, ordinò di ucciderli. Comunque, in onore della loro impressionante impresa, le loro salme furono inumate nelle mura stesse, presso la Porta di Giaffa.

Attraversata la porta, il pellegrino troverà sempre alla sua sinistra il quartiere cristiano e alla sua desta il quartiere armeno. Proseguendo diritto per “David street” può giungere al Muro Occidentale, chiamato “muro del pianto”. È il muro di contenimento della spianata del Tempio.

L’attesa e la gioia di essere così entrati finalmente a Gerusalemme è così appagata. Il pellegrino canta con il salmo la gioia di contemplare non solo le pietre, ma anche i colori e i profumi che provengono dai vari negozietti e che lo accompagnano lungo tutte le viuzze. Il pellegrino rimane affascinato dal brulicare di persone di etnie e religioni diverse che visitano la città Santa, Gerusalemme. Si incontrano gli ebrei con i loro riccioli, i loro tipici copricapi e le frange che escono dalla giacca, gli arabi con le loro tuniche e i loro narghilè. Ma anche i pellegrini giapponesi, filippini, spagnoli, tedeschi, africani. Si ha l’impressione di trovarsi di fronte alla rappresentanza di tutti i popoli che cercano, a loro modo, il Signore. Sembrano così realizzate le profezie dei profeti riguardo il monte Sion, il monte del tempio di Gerusalemme: “verranno molti popoli, molte genti e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (cfr Is 2,3; Mi 4,2).