Il Custode di Terrasanta invita ai pellegrinaggi

14/11/2021

Il 31 ottobre scorso si è tenuto a Bologna presso la Basilica di Santo Stefano l’incontro con p. Francesco Patton custode di Terrasanta. Il tema è stato la situazione dei cristiani e della chiesa in Terra Santa.

"Ho trovato una situazione desertica - così p. Patton - santuari dove da mesi non vedono Pellegrini, negozi chiusi. Poi le scuole di Terrasanta che in qualche modo sosteniamo anche con tanti benefattori che attraverso le adozioni a distanza garantiscono il sostegno agli studenti. A volte veniamo a sapere che alcuni bambini non vengono più a scuola e senza dir nulla a nessuno intere famiglie prendono ed emigrano verso altri luoghi. Nello specifico in Israele e Palestina in questo momento storico è così particolare e così difficile come per tutto il mondo, ma credo ancora più difficile lì dove comunque l'aspetto del pellegrinaggio del turismo religioso è un fattore determinante anche per la vita non solo dei cristiani ma di quella popolazione. L'impossibilità di viaggiare ha colpito soprattutto la comunità Cristiana che vive diciamo nel governatorato; i cristiani che vivono in Israele hanno assorbito meglio il colpo perché in Israele hanno attuato un piano di assistenza sociale mentre in Palestina i cristiani hanno sofferto, soprattutto  quelli che di fatto vivono del pellegrinaggio e quindi soprattutto quelli della zona di Betlemme".

"In questi due luoghi - ha continuato il p. Custode - quindi è stata fatta un’opera di sostegno economico per permettere di mantenere un reddito per sostenersi, incentivando il lavoro di manifattura per dare una prospettiva per il futuro. Incoraggiare gli artigiani a continuare l'attività anche in mancanza di sostegno dei pellegrini cercando di stimolarli a restare in questi luoghi".

In Libano e in Siria, in questi dieci anni la scelta della Custodia è stata quella di rimanere anche in zone di conflitto e ha voluto dire rimanere anche a Damasco, ad Aleppo, zone semi distrutte dai combattimenti. Ci si è quindi fatti carico di molto, non solo della parte pastorale anche se è fondamentale perché i cristiani di Siria sono veramente credenti, dove rimane viva la testimonianza di Saulo di Tarso che ha incontrato il risorto e ha chiesto il battesimo a Damasco, ed è partita la grande evangelizzazione da Antiochia. “Il primo viaggio missionario – dice p. Patton – è partito dalla chiesa di Antiochia, non da Gerusalemme. Io sono originario di Trento e nella cripta del Duomo di Trento c'è una tomba del IV secolo di un mercante siriano che era anche diacono, ed è arrivato fino a Trento. Quindi fin dagli inizi questi cristiani si muovevano e hanno portato anche il vangelo e la propria storia.”

Sicuramente è necessaria la presenza pastorale ma in questi anni è stata necessaria anche una presenza di supporto a tutte le emergenze, con sostentamento morale, economico e logistico. A Rodi ha voluto dire cercare di essere al campo ai rifugiati in transito cercando di essere vicino e portando generi di prima necessità, a volte i prodotti igienici. 

"Le difficoltà sono diffuse ma l'incontro con l’altro è fondamentale - dice p. Patton - Nelle scuole imparano a convivere. cosi nelle famiglie... e il frate tiene le fila e promuove queste convivenze. Qui si fa una riflessione e si mettono le basi... i reciproci stereotipi si tenta di smussarli. Lavorando insieme un po' alla volta si inizia anche a comprendersi, a capirsi e a rispettarsi e direi a volte anche la stabilire dei legami significativi e di amicizia."

Il pellegrinaggio

Prosegue poi il p. Custode: "E quindi queste aperture, io spero che siano progressive... Io dico che dobbiamo anche smettere di avere troppa paura. Adesso non siamo più nella situazione del marzo del 2020 e dobbiamo imparare a convivere col virus. Qui adesso la chiesa va bene, ancora qualche disagio c'è, ma bisogna anche che usciamo da forme di paura eccessiva altrimenti non viviamo più.

Se c'è la possibilità adesso di rimettere in moto anche i pellegrinaggi, io spero che i pellegrini vengano con la mentalità del pellegrino, di chi vuol fare un'esperienza di fede. Il pellegrinaggio è la metafora della vita e quindi mi metto in cammino. Non perché mi fido di questa o di quell'altra cosa, non faccio cose imprudenti, ma mi fido anche del Padreterno. Otto secoli fa San Francesco è venuto pellegrino in Terrasanta e c’erano situazioni sanitarie ben peggiori e dovevano sottostare a delle quarantenne che erano di 40 giorni non di una settimana. Quando S. Francesco ritornò dall'oriente fece la sua bella quarantena in un' isoletta vicino a Torcello a Venezia che poi il proprietario ha regalato ai frati e adesso lì c'è il convento di San Francesco del deserto.

Bisogna che ritroviamo le motivazioni del pellegrinaggio: parto perché ho motivazioni, parto perché voglio approfondire la mia fede, e andando in Terrasanta questo lo faccio a contatto col mistero dell'incarnazione, nei luoghi in cui la parola di Dio si è rivelata e si è fatta carne; parto perché mi fido di Dio e so che la mia vita comunque è nelle mani sue, e quando arriverà il mio passaggio sia qui o lì, l'importante è farlo bene."