Mons. Luigi Sartori e la Terra Santa - 2^ parte

Dopo l’introduzione sulla figura del teologo mons. Luigi Sartori e la prima parte del testo del prof. Cavallaro proponiamo la seconda e ultima parte dell’intervento del 10 dicembre u.s. all'incontro di Avvento degli Amici di Terra Santa “L’immacolata – modello di vita evangelica”.

- 2^ parte

“Dopo tutto questo ho meditato sui tre luoghi ritenuti dal teologo Sartori, le tre occasioni di conferma di quanto già avvenuto  alla Fontana della Vergine.

Anzitutto la dimenticatissima Betania oltre il Giordano, segnalata da Giovanni 1,28 e scoperta da padre  Michele  Piccirillo quale luogo esatto del Battesimo di Gesù.

Giovanni  1,19-28
19
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 

23 Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia».
24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Perché - sosteneva il celebre teologo e il meno noto uomo di fede – come entrando in Maria il Figlio di Dio era entrato nella nostra umanità tutta intera e l’aveva così realizzata, così entrando egli stesso nelle acque del Giordano era entrato nell’intera creazione e l’aveva pienamente realizzata. Si badi al verbo realizzare e non redimere, dal momento che il credente - più che lo studioso - Luigi Sartori, in una convinzione più forte e radicata di quella del beato Giovanni Duns Scoto, era certo che il Verbo di Dio sarebbe entrato nella solita ragazzina di Nazareth anche senza il peccato originale, non messo nel conto dalla Famiglia Trinitaria, decidendo comunitariamente di creare: comunitariamente - altro chiodo fisso della teologia e soprattutto della fede sartoriana - perché solo così la creazione poteva realizzarsi come allargamento della Famiglia divina, mentre se l’iniziativa fosse partita dal Dio unico ma non uno dell’Antico Testamento, il tutto sarebbe finito drammaticamente nell’allargamento di una insignificante servitù.

Seconda conferma della completezza della prima vittoria di Gesù sulla morte, avvenuta per il teologo e credente Sartori - ma in questo preceduto dal settecentesco pietismo tedesco e forse dallo stesso Bach - presso la Fontana della Vergine, il Calvario e quanto in esso avvenuto secondo il racconto di Giovanni 19,25-30.

Giovanni 19:25-30
25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». 29 Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Sono quattro frasi dette dal Morente per farsi nuovamente beffe della morte e deriderla come fine delle relazioni, con il creare nuove relazioni - in particolare ai versetti 26 e 27- tra una madre e un figlio, rappresentativi di tutti noi. Per quanto sapesse che tutti noi l’avremmo presa alla leggera e pensato ad una maternità non estesa oltre alle persone nominate e solamente di tipo sentimentale, e certamente relazioni non ripetitive di quelle della Fontana della Vergine che molto probabilmente le aveva ispirate. Ma il nostro è un Dio che rischia…..

Terza conferma della nostra vita assicurata anche dopo la morte e con pienezza della massima relazionalità possibile come alla Fontana della Vergine, il Santo Sepolcro. Che, a fermarsi alle prime  battute del racconto del fatto avvenuto all’alba del giorno di Pasqua, per il Sartori sembrava avere qualcosa di incompleto, per quella resurrezione di Gesù che certamente garantiva una vita eterna, ma pareva non mettere sullo stessissimo piano anche l’altro fondamentale piatto della bilancia, quello del sale e del sapore della relazionalità. In realtà - ed era lo stesso Sartori a riconoscerlo - bastava avere un po’ di pazienza per incontrare - in Giovanni 20,16 – il nome di Maria come dono anche di relazionalità.”

 

Infine alcuni brevi cenni sulla vita di Mons. Luigi Sartori.

Nato a Roana (Altopiano di Asiago), diocesi di Padova e provincia di Vicenza, il 1° gennaio 1924.

Rimasto orfano in giovanissima età, entra nel seminario di Padova e viene ordinato prete il 15 settembre 1946. Nel 1948 consegue la licenza in filosofia alla Gregoriana di Roma e, nel 1952, il dottorato in teologia con una tesi su Blondel e il cristianesimo. Dopo gli studi romani rientra in diocesi per dedicarsi all’insegnamento filosofico e teologico nel seminario vescovile. Nel 1954 il vescovo Bortignon gli affida la segreteria della nascente rivista Studia Patavina.

Nel 1964 don Luigi Sartori è chiamato come “perito” della Conferenza episcopale italiana nelle ultime due sessioni del concilio Vaticano II.

Nel 1969 viene eletto presidente dell’Associazione teologica italiana, di cui era stato anche socio fondatore e della quale è rimasto presidente emerito.

Come esperto in teologia ecumenica, dal 1969 al 1980 è stato consultore del Segretariato romano per l’Unità dei cristiani; dal 1972 al 1988 membro di “Fede e costituzione” del Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra, e dal 1967 al 1995, è stato consulente teologico nazionale per la parte cattolica del SAE  di Roma.

Ha scritto per numerose riviste, periodici e quotidiani.