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Da Eleuteropolis a Gerusalemme

09 giugno 2025

Eleuteropolis: ultima meta di questo "pellegrinaggio" per le terre dell'antico testamento prima del rientro a Gerusalemme.

La città di Bet Guvrin divenne capoluogo dell’Idumea dopo la distruzione di Maresha del 40 a.C. operata dai parti. Prese il nome di Eleutheropolis, "la città dei liberi" (Colonia Lucia Septimia Severa) verso il 200 d.C., quando l’imperatore Settimio Severo la elevò al rango di polis. Con questo nome ricorre in tutte le fonti di epoca romano-bizantina.
Era abitata anche da una consistente colonia giudaica tra cui alcuni amoraim, cioè esperti della Mishna (II secolo d.C.).

In epoca bizantina Eleuteropoli divenne ben presto cristiana e fu sede episcopale. Il primo vescovo è stato Macrino, che prese parte al concilio di Nicea (325 d.C.). La storia cristiana di Eleuteropoli è ricca di personaggi e di avvenimenti di rilievo, vedi la cronaca dei 60 martiri di Gaza (638 d.C.). Di Eleuteropoli era originario Epifanio vescovo di Salamina (315-403 d.C.), autore del Panarion, un trattato contro le eresie.

Le foto...

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Neghev: la vita nel deserto

08 giugno 2025

In questi giorni ci siamo sempre più addentrati nel deserto... abbiamo potuto gustare quanta vita c'è in un deserto nonostante sia un luogo inospitale ai nostri occhi...
Quanto anche l'uomo si è saputo ambientare e conciliare la propria vita con la terra arida

Nel tragitto abbiamo fatto tappa a Mitzpe Ramon, città del sud di Israele nel deserto, situata a 85 km a sud di Beer Sheva su di un promontorio alto 800 m che si affaccia su di una grande depressione del suolo nota come Cratere di Ramon. Questa è una formazione di natura carsica, unica in Israele e in tutta la regione del Sinai.

Poi abbiamo visitato a una delle più belle città Nabatee: Manshit, create sulla via che dal porto di Gaza accoglieva le carovane dirette a Petra con i loro carichi preziosi quali sete ed incenso.

Alcune bellissime foto di questi giorni

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Verso le terre del Neghev

06 giugno 2025

Verso il deserto del  Neghev (che significa “terra arida”), a sud di Israele tra confine egizio, striscia di Ghaza e mar Morto... E' stato teatro di molti avvenimenti del Primo Testamento e vi hanno vissuto Abramo e Isacco (Gen 12, 13, 20, 21 e 26); lo hanno ripetutamente percorso i figli di Giacobbe per recarsi dal fratello Giuseppe, in Egitto (Gen 42-46); fu teatro dell’Esodo (Nm20-21 e Dt 2).

Le tappe di ieri sono state En Ghedi ("sorgente del capretto"), un'oasi posta sulla sponda occidentale del mar Morto e le più note Qumran e Sodoma.

Oggi meta alla Valle An Avdad, città dedicata al re nabateo Oboda che i Nabatei fondarono nel Negev centrale nel II sec. a.C. - E' situata 65 km a sud di Beersheva. La città, costruita su una collina rocciosa a 650 m sul livello del mare, si eleva di circa 50 metri sulla valle del Wadi Zin. Altra tappa la città di Shivta, è la più recente delle città costruite dai nabatei nel primo secolo a.C. Collegava direttamente Elusha con Avdat e quindi Petra. Le cupole delle chiese recuperate dagli scavi recenti ravvivano il paesaggio desolato del deserto.

 Alcuni momenti di queste visite...

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Gerusalemme: Conferenza dei Commissari di lingua italiana

04 giugno 2025

E' in pieno svolgimento il Corso di formazione e aggiornamento per accompagnatori spirituali di pellegrini in Terra Santa che si tiene dal 2 al 9 giugno 2025. Quest'anno è stata organizzata a Gerusalemme, occasione per far sentire la nostra vicinanza ai frati e ai cristiani presenti, in questo momento difficile.

Il tema di quest'anno è incentrato sull'approfondimento del deserto nell’Antico e Nuovo Testamento come luogo di nascita alla fede, luogo della chiamata e spazio dove hanno inizio delle grandi imprese. Il deserto del Negev ha fornito lo sfondo e la scenografia per l’Esodo dall’Egitto. I suoi sentieri sono stati percorsi dai figli di Giacobbe e qui visse Abramo con il figlio Isacco e sono tante le attestazioni archeologiche che parlano delle civiltà che fanno da sfondo all’esperienza dei Patriarchi e del primo cristianesimo.
"Nella terra promessa come in terra straniera". In questi primi incontri si è contestualizzato geograficamente e storicamente la regione del Neghev e le civiltà che lo hanno vissuto come gli Edomiti, Idumei e Nabatei. Successivamente avremo modo di attraversare questa terra,  il deserto di Giuda, il Mar Morto ed in maniera più ampia tra le valli del deserto del Neghev e i siti archeologici cananei e nabatei.

In allegato alcune foto per condividere questa esperienza...

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Villa Verucchio: ricordo di p. Pietro Rossi

25 maggio 2025

Nella giornata di oggi con i frati minori di Villa Verucchio ci siamo recati a Torriana dove si è tenuta una bella commemorazione in ricordo di p. Pietro Rossi, a due anni dalla sua morte e a cento dalla sua nascita avvenuta nel 1925 in Torriana. E' stata celebrata la santa messa a cui è seguita la presentazione di una pubblicazione in ricordo, la benedizione di una statua di p. Lino da Parma o p. Lino Maupas, sulla cui figura p. Pietro ha scritto e si adoperò per onorarlo nel migliore dei modi con molte iniziative religiose. Infine un pranzo conviviale...

A Villa Verucchio padre Pietro ha trascorso molti anni della sua lunga missione, e ancora oggi viene ricordato dai confratelli. "È stato una bella e forte figura di frate minore – così il frate guardiano p. Bruno – ha lasciato una testimonianza profonda e silenziosa di bontà, accoglienza e preghiera". Fu un frate schietto, generoso, profondamente radicato nel carisma francescano e nella sua Romagna. Ordinato frate minore, fu destinato al convento dell’Annunziata di Parma dove intraprese varie iniziative: la fondazione dell’ "Armadio del Povero", una sorta di “emporio solidale” ante litteram dove distribuiva coperte, abiti e generi di conforto; promosse il "Bollettino" del convento e fu accompagnatore spirituale.

Alcuni momenti del pranzo...

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Approfondimenti

19 luglio 2020


Di tanti costruzioni a somiglianza dell'edicola di Gerusalemme che sono sparse per il mondo, raccontiamo oggi di quella che era presente a Villanova di Camposampiero di cui a ricordo è rimasta “l’antica Sagra del Santo Sepolcro”, che si tiene a fine agosto - inizio settembre… qualche mostra, o qualche immagine d'epoca, potrà far rivivere la storia di questo edificio che venne demolito nel 1957 a seguito della costruzione della nuova chiesa.

Vogliamo comunque aprire una parentesi al riguardo, così visitando il paese (magari durante la sagra!) potremo far tappa alla chiesa di San Prosdocimo oltre Brenta e alla chiesa di Murelle e far memoria di dove era situato l’edificio del Santo Sepolcro.

Un po’ di storia: Villanova trova le sue origini all'inizio del medioevo, quando cominciarono a formarsi dei piccoli insediamenti rurali raccolti attorno alle chiese più importanti, le pievi. La stessa pieve di San Prosdocimo potrebbe essere precedente all'epoca longobarda. Il paese è citato per la prima volta nel 1109, quando Matilde di Canossa restituì al vescovo di Ferrara Landolfo delle proprietà situate nel Padovano.

"Ma è con la famiglia Ruzzini che inizia la nostra storia… Il più importante della famiglia è stato senza dubbio Marco Ruzzini di Domenico, il cui figlio Carlo divenne doge nel 1732, all’età di 79 anni, coprendo la carica fino alla morte avvenuta il 5 gennaio 1736. Marco Ruzzini era stato eletto procuratore di San Marco “de supra”, la carica vitalizia della Repubblica Veneta più prestigiosa dopo quella del doge. La famiglia Ruzzini apparteneva al patriziato veneto da vecchia data (prima col cognome Reggini, in un atto dell’anno 982 e poi Ruzzini nel 1198). Come classe interna, poi, apparteneva alla terza categoria, cioè a quella delle famiglie venute da Costantinopoli dopo la quinta crociata del 1229.

Il Ruzzini che conosceremo meglio è Girolamo Ruzzini di Francesco che edificò “Il sacello del Santo Sepolcro di Nostro Signore”. Girolamo possedeva circa 43 campi a Villanova e 38 a Murelle. L'appezzamento più esteso era costituito dalla particella della Pieve di San Prosdocimo, comprendente l’attuale piazza, l’area antistante la chiesa e la canonica attuale e l’area a nord della chiesa dove sorgeva il suo palazzo oltre alla chiesa e l’oratorio del Santo Sepolcro.

Se il citato procuratore di Venezia Marco Ruzzini legò la sua storia a Villanova per Villa Ruzzini che ora è la sede municipale, Girolamo, invece, creò legami con accenti più religiosi. I Ruzzini erano amici di famiglia dei Barbarigo e i Ruzzini di Villanova lo erano in particolare di San Gregorio Barbarigo, cardinale e vescovo di Padova dal 1664 al 1679. Girolamo era stato ambasciatore di Venezia nell'oriente e, da buon cristiano, aveva visitato i luoghi santi. Tornato, volle costruire a Villanova un oratorio intitolato al “Santo Sepolcro di Nostro Signore”. Prese, perciò, accordi con il vescovo e con l’arciprete per avere in concessione un pezzetto di terreno adiacente al cimitero per poterlo costruire. Era il 1678.

Il 13 giugno 1680 il vescovo cominciò la seconda visita pastorale al vicariato di Villanova, alloggiando, come di consueto, presso la villa di Marco Ruzzini. Nei verbali allegati agli atti della visita risulta che mercoledì 19 giugno, dopo aver visitato la chiesa della SS.ma Trinità di Codiverno, il Barbarigo eseguì il sopralluogo sul posto dove doveva sorgere l’oratorio: «Ritrovandosi noi in Visita Pastorale nella Vicaria di Villanova, ed havendo visitato il sito ove il Nobil'Homo Nobile Girolamo Ruzzini Patrizio Veneto intende fabricare un Oratorio publico, sive chiesola, sotto il titolo del Santo Sepolcro di Nostro Signore…» e prosegue dicendo che il Barbarigo trovò il luogo adatto allo scopo perché non recava pregiudizio alla chiesa parrocchiale, era adiacente al cimitero, vicino alla strada e al fosso. Concedeva, perciò, a Girolamo Ruzzini l’autorizzazione a far costruire l’oratorio riservandosi la facoltà di visitarlo nuovamente e benedire e «… nel medesimo poner la prima pietra fondamentale…»

Girolamo Ruzzini non perse tempo e diede inizio immediatamente alla costruzione ed il 22 giugno 1680 si procedette alla posa della prima pietra. Girolamo Ruzzini morì nel 1684. Due anni dopo venne redatto il “Catasticho” e nella particella della Pieve di San Prosdocimo, l’oratorio del Santo Sepolcro appare chiaramente, a sud della chiesa. Della consacrazione e dell’inaugurazione dell’oratorio del Santo Sepolcro, avvenute nello stesso 1680, resta una lapide che stava sopra la porta di ingresso e che ora è conservata nella chiesa. E resta la sagra… Le “sagre” sono feste solenni per commemorare il santo patrono o la fondazione e consacrazione di una chiesa o di un altare o di una immagine sacra; durante le sagre, accanto alle manifestazioni religiose, hanno generalmente luogo la fiera, il mercato e vari festeggiamenti. Come detto, la posa della prima pietra era avvenuta con grande solennità e con grande festa, ricordata e celebrata, in seguito, ogni anno, la prima domenica di settembre, come “Festa del Santo Sepolcro”.

Le campane suonavano a festa tutti i giorni della settimana precedente la festività  ma non con il suono normale bensì “a campanon”: i campanari, cioè, andavano a suonare le campane su sulla cella campanaria, dove c’erano i telai e con delle cordicelle agganciate ai batacchi li tiravano suonando a ritmo, tirando a turno ciascun batacchio… Ne risultava una melodia dolce e allegra. Questo era “fare campanon” ed era bello sentirlo perché preannunciava la sagra. Giungevano ogni anno, poi, gli zingari con i loro carrozzoni e si mettevano dietro la chiesa. Alla domenica la seconda messa, quella “del fanciullo”, veniva celebrata dentro al Sepolcro, con le finestrelle aperte e la gente fuori, all'aperto. Dalla chiesa si portavan fuori le sedie, si sedeva e si ascoltava la messa dal piazzale tra il sepolcro, il campanile e la chiesa.

Il 14 ottobre 1956 fu inaugurata la chiesa nuova. L’oratorio del Santo Sepolcro, minuscola costruzione sovrastata dalla mole imponente della chiesa nuova, sarà demolito intorno alla metà di novembre del 1957 per liberare il sagrato e far posto alla grande folla attesa per la chiusura solenne del Congresso Eucaristico Vicariale."

(fonte per testo ed immagini: "Guida storico-artistica di Villanova di Camposampiero"  - ed. 2013)

Dalle fotografie possiamo cogliere alcune caratteristiche che emergono chiare: la costruzione rassomigliava molto all'edicola posta in Gerusalemme, nella Basilica Resurrectionis: questa misura infatti 8,30 m. di lunghezza e 5,90 m. di larghezza e altrettanti di altezza. Per l'oratorio di Villanova si possono riscontrare le misure a vista, non avendo dati precisi. Qui la facciata era contraddistinta dal frontone che sovrastava la porta di entrata e le due finestre; inoltre la parte anteriore, corrispondere alla cappella dell'Angelo di Gerusalemme (che misura m. 3,40 x 3,90), era più allungata, certamente per dar posto all'altare e ai fedeli.
Nella parte posteriore esterna erano richiamati gli ornamenti ad arco sorretti da pilastrini, il tutto sormontato da una cupoletta sopra un tetto rifinito a coppi. Piace infine immaginare che al suo interno fosse stato ricreato anche il luogo della deposizione di Gesù, magari con la stessa piccola porta alta 1,33 m.

Non resta che aspettare la prossima sagra, sperando che ci sia una mostra fotografica che racconti di più di questo edificio andato perduto.

 

 

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