Il pellegrinaggio a Collevalenza, Assisi e Roma

15 aprile 2016

Gli Amici di Terra Santa del Triveneto hanno organizzato in occasione dell'Anno Giubilare della Misericordia con meta a Collevalenza, Assisi e Roma.

Sono stati visitati i luoghi di beata madre Speranza a Collevalenza, Santa Chiara da Montefalco e Santa Veronica Giuliani a Città di Castello; e la chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma.

 

Madre Speranza

Maria Giuseppa Alhama Valera, prima di nove figli, nacque a Santomera (Murcia) in Spagna, il 30 settembre 1893. Il padre José Antonio era un bracciante agricolo e la madre Maria del Carmen, casalinga.

Molto intelligente suscitò il suggerimento di un vicino dove abitavano, di affidare la bambina al parroco di Santomera. Andò nella casa di don Manuel Allaga dove ricevette un po’ d’istruzione e imparò i lavori domestici; rimase con loro fino ai 21 anni e  nel 1914 partì per farsi religiosa.

Su consiglio del vescovo di Murcia, entrò nell’Istituto delle Figlie del Calvario di semiclausura, fondate nel 1863, qui emise i voti il 15 agosto 1916 assumendo il nome di Speranza di Gesù Agonizzante. Nel 1921 vi fu una fusione dell'ordine con le religiose dell’Immacolata o Missionarie Claretiane, fondate nel 1855 da s. Antonio Maria Claret, anch’esse dedite all’educazione cristiana. Dopo un corso di esercizi spirituali il 19 novembre 1921, cinque suore fra cui Speranza di Gesù, emisero i voti perpetui e lei si chiamò Esperanza di Santiago.

Trascorse in questa Congregazione nove intensi anni, svolgendo diverse mansioni; in quegli anni si accentuarono in lei fenomeni non comuni, che attiravano l’attenzione delle consorelle e di personalità spagnole ed estere e fu affidata alla guida dei più noti direttori spirituali dell’epoca. Sin da quando aveva 12 anni ebbe in visione Santa Teresa del Bambino Gesù, che l’esortava a diffondere nel mondo la devozione all’Amore Misericordioso, come aveva fatto lei. Collaborò con il domenicano padre Juan González Arintero a diffondere questa devozione. Nei suoi scritti si firmava “Sulamitis”, mantenendo l'anonimato.

Nel 1930 lasciò le Missionarie Claretiane per adempiere l’idea di avere una Casa propria dove poter svolgere la sua missione verso i poveri. Nel Natale del 1930, nella povertà più assoluta ebbe inizio in forma privata la fondazione delle “Ancelle dell’Amore Misericordioso”. Nel 1931 fu aperto il primo collegio a Madrid, a cui con ritmo impressionante seguirono altre case in diverse regioni della Spagna. Annunciavano l’Amore Misericordioso attraverso la carità, dedicandosi all’assistenza domiciliare dei molti poveri e all’accoglienza di anziani e disabili. Nel maggio 1936 madre Speranza insieme ad una insigne benefattrice si recò a Roma per aprire una Casa in affitto in via Casilina 222, zona delle più povere.

Il 15 agosto 1951 realizzando una sua speciale ispirazione, avvertita fin dal 1927, fondò la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, essi dovevano sostenere i sacerdoti del clero secolare in spirito di comunione. Tre giorni dopo, il 18 agosto 1951 madre Speranza si trasferì a Collevalenza in Umbria, dove fondò una Comunità di Ancelle e Figli dell’Amore Misericordioso; fratelli e sorelle, figli della stessa madre, con lo stesso spirito e carisma, aiutandosi reciprocamente. 

Nel Capitolo del 1952 madre Speranza di Gesù fu confermata Superiora Generale e tale rimase fino al 1976, quando venne nominata Madre Generale ‘ad honorem’. 

A Collevalenza volle realizzare un suo sogno, il santuario dedicato all’Amore Misericordioso che con le Opere annesse, testimonia e fa conoscere a tutti, che Dio è un Padre che ama, perdona ed accoglie i suoi figli; qui madre Speranza apostola di quest’Amore, accoglieva e riceveva più di cento persone al giorno, ascoltandole una alla volta, consolando, consigliando e infondendo speranza. 

Papa Giovanni Paolo II si recò il 22 novembre 1981 a visitare il santuario di Collevalenza, incontrando anche Madre Speranza; la venerabile morì l’8 febbraio 1983. E' stata beatificata a Collevalenza il 30 maggio 2014. 

estratto dal sito http://www.santiebeati.it/dettaglio/91467

 

Santa Veronica Giuliani

Orsola Giuliani nasce il 27 dicembre del 1660 a Mercatello sul Metauro, nel ducato di Urbino, ultima di sette figlie. La sua famiglia è una delle più agiate e stimate della società di quel tempo; il papà Francesco è alfiere della guarnigione pontificia, la mamma Benedetta è una donna di grande pietà, molto attenta all'educazione religiosa delle figlie. 

Verso i tre o quattro anni le capita un fatto davvero insolito; mentre sta cogliendo i fiori nell'orto di casa le si avvicina un Bambino che le dice: "Io sono il vero fiore!" ma subito scompare. Questa apparizione la riempie di gioia tanto da farla correre per tutta la casa per ritrovare quel Bambino, ma invano. Ancor prima di fare la Prima Comunione, Orsola percepisce per grazia straordinaria un soave profumo che la madre e le sorelle emanano al ritorno dalla santa Messa. Come impazzita, corre per la gioia, nella speranza di poter al più presto ricevere anche lei Gesù.

All'età di 17 anni, dopo una sofferta lotta, il 17 luglio del 1677, viene accettata dalle monache cappuccine del monastero di Città di Castello, luogo da lei espressamente scelto come il più idoneo per darsi alla ricerca di Dio nel ritiro, nella povertà, nell'austerità e nella penitenza.

Il 28 ottobre 1677 varca la soglia della clausura con la croce sulle spalle e la corona di spine in testa, secondo le costumanze cappuccine. Il vescovo mons. Sebastiani le dice: "D'ora innanzi ti chiamerai Veronica!" e davvero la sua vita la porterà a divenire sempre più una "vera icona" di Gesù crocifisso.

Il 1° novembre 1678 Veronica fa la professione solenne e dal quarto anno di vita religiosa iniziano a manifestarsi in maniera sempre più evidente i fenomeni esterni della sua vita mistica e le "pazzie d'amore". La fraternità si trova a vivere insieme ad una donna che sperimenta visioni, estasi, lotte col demonio, la cui vita è afferrata da Dio, completamente! Anche i confessori si rendono conto dello spessore spirituale di questa giovane monaca e si interrogano sull'autenticità delle sue esperienze mistiche straordinarie.

I padri confessori la invitano a scrivere le sue esperienze di unione con Dio. Veronica incomincia la vera e propria stesura del suo Diario. Il 12 dicembre 1693 inizia la sua più grande penitenza: rendere pubblico e manifesto il suo rapporto d'amore con Dio.Scriverà 22.000 pagine fino a quando la Vergine Maria tre mesi prima della morte le dirà: "Fa' punto!"

È ancora al terzo anno di noviziato quando, mentre prega davanti al Crocifisso dell'infermeria, questo le parla: "Mia Sposa, mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono in mia disgrazia, perciò ti confermo per mezzana tra me e i peccatori, come tu brami". "Poi, staccando un braccio dalla croce, mi fece cenno che mi accostassi al suo costato - scrive la santa - E mi trovai tra le braccia del Crocifisso. Quello che provai in quel punto non posso raccontarlo; avrei voluto star sempre nel suo santissimo costato!"

Tra il 1681 e il 1697 si collocano i grandi fenomeni straordinari che culminano con l'impressione delle stimmate il Venerdì Santo del 5 aprile 1697. Veronica è sottoposta a continui esami, in un clima di sospetto e di sfiducia: viene segregata, privata della voce attiva e passiva nei Capitoli, interdetta alla grata. Tutto ciò avviene perché, dati i fenomeni prodigiosi di cui è protagonista, è sospettata di simulazione e di possessione diabolica. Il tempo però, e soprattutto la sua vita umile, obbediente e vivificata dalla carità, non tardano a convincere della sua santità anche chi l'ha sottomessa alle prove più terribili ed umilianti.

Completamente riabilitata, alla soglia dei suoi 56 anni, è ormai una donna radicalmente trasformata. Le sorelle della comunità la vogliono badessa e chiedono la revoca della proibizione del Sant'Ufficio, che arriva il 7 marzo 1716. Il 25 marzo 1727 Veronica scrive l'ultima pagina del suo Diario. È ormai giunta al culmine dell'intimità con Dio. Il 6 giugno cade in coro colpita da apoplessia; al termine di 33 giorni di sofferenze si spegne il 9 luglio, dopo aver ricevuto dal confessore l'obbedienza per morire.

Viene beatificata da Pio VII il 17 giugno del 1804 e canonizzata il 26 maggio del 1839 da Gregorio XVI.

Erede della più autentica spiritualità francescana, sui passi del Poverello di Assisi, Veronica fa della sua vita un canto di lode al Padre delle Misericordie. La sua missione provvidenziale si riassume nel binomio amare e patire; ha la consapevolezza che la sua vita deve essere, per divina elezione, una testimonianza viva degli eccessi dell'amore di Dio verso l'uomo e, come risposta al Dio-Amore, sforzarsi di amarlo senza misura per sé e per tutti quelli che non lo amano. La sua aspirazione suprema: vivere crocifissa col crocifisso Gesù.

Le ultime parole, che pronunzia rivolta ad un gruppo di suore stringendo tra le mani il Crocifisso, all'alba del 9 luglio 1727 sono: "Ho trovato l'Amore, l'Amore si è pur lasciato vedere, ditelo a tutte, ditelo a tutte. È questo il segreto delle mie sofferenze e delle mie gioie. L'Amore si è lasciato trovare".

Ogni anno si svolge una novena che dal 30 giugno all'8 luglio prepara alla solenne festa del 9 luglio. Il chiostro viene aperto a chiunque voglia vivere un momento di preghiera e di riflessione insieme a Veronica Giuliani.

estratto dal sito: http://www.fraticappucciniassisi.it/santa-veronica-giuliani.html?start=3

 

Chiesa di San Francesco a Montefalco

La monumentale Chiesa di San Francesco è ora parte del Complesso Museale di san Francesco.
La chiesa fu costruita tra il 1335 e il 1338 dai frati Minori. Officiata dai frati fino al 1863, la chiesa in quell'anno passò in proprietà al comune di Montefalco e dal 1895 divenne sede del Museo Civico.

La chiesa a pianta rettangolare è composta da una navata  centrale che si conclude con un'abside pentagonale, con ai lati due cappelle a pianta rettangolare. La superficie pittorica è stata affrescata tra il XIV e il XVI sec. da famosi artisti, tra cui Benozzo Gozzoli e Pietro Vannucci detto "Il Perugino".

L'abside è stata decorata completamente da Benozzo Gozzoli con Storie della vita di San Francesco, Santi e Personaggi dell'ordine francescano nel 1452, a testimonianza dell'avvenuto raggiungimento dello status di maestro indipendente da parte di Gozzoli, il quale collaborò precedentemente con il Beato Angelico. Gli affreschi sono stati restaurati nel 2000 e appaiono in tutta la loro bellezza.

Benozzo Gozzoli nasce a Firenze nel 1420 ca. da famiglia toscana Benozzo di Lese, più noto con l’appellativo di Benozzo Gozzoli, datogli dal Vasari nella seconda edizione delle Vite (1568). Dai documenti risulta che il nonno era un cardatore di lana e il padre un sarto.
Molti studiosi hanno accettato la tesi del Vasari secondo la quale Benozzo fu “discepolo dell’Angelico Fra’ Giovanni”.
Benozzo cresce dal punto di vista professionale in un’epoca fondamentale per lo sviluppo dell’arte e della storia fiorentina. Negli anni tra il 1430 e il 1440 lavoravano a Firenze i pittori più noti e creativi: Fra’ Angelico, Filippo Lippi, Paolo Uccello, Domenico Veneziano e Piero della Francesca. Muore a Firenze il 4 ottobre del 1497

maggiori informazioni : http://www.benozzogozzoli.it/

 

Chiesa di Santo Spirito in Sassia

La Chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma si trova nelle vicinanze della Piazza di San Pietro (vicino al Vaticano). Ha una lunga storia al servizio della misericordia per il corpo e l’anima e anche un bellissimo e ricco allestimento; è impreziosita da molteplici quadri e affreschi e anche dalle opere d’illustri artisti di varie epoche.


Fu edificata sul luogo in cui sorgeva precedentemente una chiesa dedicata alla Vergine per volontà del re Ine di Sassia, per i pellegrini della "nazione" sassone (dei Sassoni dell'ovest). La chiesa, ripetutamente rovinata e distrutta nel corso dei secoli, fu in gran parte ricostruita, dopo il sacco di Roma, da Antonio Sangallo il Giovane (1538 - 1544), ed ultimata durante il pontificato di Pio V. L'alta facciata è ritenuta opera di Ottaviano Mascherino, che la eseguì su commissione di papa Sisto V, secondo un disegno del Sangallo.

La terza cappella sulla destra è attualmente consacrata alla Divina Misericordia e a Santa Suor Faustina. Vi si trovano l’immagine di Gesù Misericordioso dipinta da P. Moskal dell’anno 1994, la statua di Santa Suor Faustina Kowalska e il suo reliquiario offerto dal Santo Padre Giovanni Paolo II dopo la canonizzazione dell’Apostola della Divina Misericordia.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II indicò la chiesa di Santo Spirito in Sassia come Centro della Spiritualità della Divina Misericordia (dal 1° gennaio dell’anno 1994). Dai tempi della beatificazione di Suor Faustina (1993) vi prestano servizio anche le suore della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia.

altre informazioni: http://www.divinamisericordia.it/